26.7.12

L'unica cosa che ho capito è che non ho capito nulla: perchè l'architettura è un nano da giardino.


Che cos’è l’architettura?
Chiedersi se, ora come ora, si potrebbe dire di saper rispondere a questa domanda.
Dubbio lecito sia dello studente di architettura sia dell’architetto affermato.
Curiosità per chiacchiere da bar dei non addetti ai lavori verso gli addetti ai lavori, ma anche degli addetti ai lavori in situazioni come al bar.

La domanda ricorre frequente, così, in questo spazio virtuale, si invitano tutti i naviganti del world wide web a scontrarsi con la realtà architettonica presente, per espandere i campi di risposta al quesito.
La speranza è che questo scontro ponga agli architetti, ma soprattutto ai giovani architetti, per non dire agli architetti futuri, il materiale contemporaneo necessario a comprendere lo stato dell’arte, per far sì che anche in futuro ci possa essere uno stato dell’arte.
L’obbiettivo dunque è l’alimentazione di una critica contemporanea, o meglio di un ambiente contemporaneo autocritico che nel tempo sia in grado di creare una realtà architettonica. Per non essere troppo ambigui, si intenda in questo senso tutto ciò che riguarda l’architettura, dalle storie dell’architettura, ai progetti di architettura, all’architettura delle città, agli architetti.
La dinamica voluta dell’operazione è semplice e quasi prevedibile, visto che questo non è che l’ennesimo tentativo di analisi, antitesi e sintesi che gli ennesimi “discendenti delle avanguardie” cercano di imporre alla realtà del mondo in crisi perpetua.
I precedenti storici sono perciò, non troppo velatamente, futurismo, surrealismo, dadaismo, espressionismo, postmodernismo, decostruttivismo…tutto ciò che finisce con “ismo” e/o che abbia un manifesto.
I dubbi, anch’essi parte dei precedenti storici, si concentrano soprattutto sul momento della sintesi che sembra non essere mai possibile perché, come ha affermato Cacciari, traducendo barbaramente, la crisi è parte della realtà stessa e dove non viene riconosciuta (quando si afferma di averla superata o di volerla superare) la realtà viene meno.
Insomma l’impresa è disperata, non c’è idea o discorso che tenga troppo a lungo davanti a tutto ciò.
Ma, c’è un “ma forse”.
D’altronde se ci si mette davanti a una superficie con un utensile in mano e si inizia ad intaccarla senza alcun motivo apparente si potrà dire che “si è fatto qualcosa”, e se anche dopo venisse a mancare il soggetto per cui l’azione è stata possibile ci sarà sempre su quella superficie qualcosa .
Ora, allegoricamente, cosa potrebbe essere questa superficie non è restrittivo al momento, perciò si potrebbe dire che ciò che è qua, presente, nel blog, sarà qualcosa nella memoria o nel subconscio di qualcuno che lo vede, oppure che dei risultati tangibili a cui questo ambiente autocritico potrebbe portare (come la formazione di una comunità che sviluppa un progetto e lo porta a realizzazione, o la produzione di opere artistiche, o la stampa di una pubblicazione cartacea…) saranno ulteriori superfici su cui verranno fatti altrettanti qualcosa nel futuro.
Perciò la partenza che vi proponiamo internauti è questo qualcosa:
“L’Architettura è un nano da giardino” , come dada nato da un suono inarticolato pescato a caso, come un cadavre exquis surrealista che inizia dall’accostamento dei significanti, come un movimento architettonico futurista, però con centomila manifesti introduttivi scritti ognuno come un nuovo inizio che si susseguono senza mai concludere veramente, come fa un pensiero postmoderno…ecc.
Mettiamo insieme il diavolo e l’acqua santa: l’Architettura con la “A” maiuscola che le accademie insegnano conferendole quell’aura sacrale nel momento in cui il professore giudica mediocremente il progetto dell’allievo e l’allievo, futuro architetto, immagina a quale sommo prodotto sarebbe dovuto arrivare, oppure, ancora, che gli scrittori di architettura citano per contrapporla a un progetto realizzato da altri ma non gradito, per i più svariati motivi; e poi il nano da giardino, l’oggetto seriale della cultura pop, l’oggetto kitsch, che deve stare nel giardino, immerso nell’ambiente architettonico, a dare una connotazione all’essenza dell’architettura, il vuoto, l'oggetto demonizzato, l'oggetto che non ci piace, ma che sta lì a nostro dispetto, come solo sanno fare alcuni orribili palazzoni delle nostre sterminate periferie, in cui però, nonostante tutto, viviamo.
E dunque aspergiamo l’acqua santa, l’Architettura con la “A” maiuscola, e facciamo gli avvocati del diavolo, il povero nano da giardino, bandito persino come elemento deturpatore del paesaggio (fatto realmente accaduto nella costiera amalfitana…vd. articolo “Nanifesto retroattivo” ) ma che qualcuno avrà pur messo anche se con lo spirito semplice di “fare qualcosa”.

Sperando di aver reso manifesti, ancora, parte dei motivi del “Nano” (una domanda iniziale, una dinamica voluta, una prospettiva sperimentale sull’ingiustificazione “fare qualcosa”) si invita chiunque abbia un qualcosa sommabile al qualcosa di base “l’Architettura è un nano da giardino”, a farlo.

P.S. il blog è aperto a condividere articoli, idee varie ecc. esiste una pagina fb  sulla quale si possono postare in bacheca liberamente e sulla quale si possono proporre pubblicazioni sul blog:
quindi dite la vostra. stay tuned. consciously.

25.7.12

learning from 'lezioni taciute'; (o smisurata preghiera)



Mettere in dubbio opere del passato,seppur silenziose e dal dubbio valore, e ricercarne un presunto valore è la costante dello spirito critico. 


Analizzare estrapolando i particolari costruttivi,le povere tecniche di realizzazione. 
Per valutare criticamente ciò che gıà è stato costruito e, volente o nolente, costituisce parte del nostro patrimonio architettonico. 
E qui nascono altre domande: quanto è cambiato da allora? si costruisce ancora in riva al mare, si specula e si discute ancoradi piani,di politiche, di salvacoste come quasi fosse la manna dalcielo (per quanto se ne auspichi un corretto e fruttuoso uso, di piani&politiche).


...Ma qualche cambiamento 'a monte',no ? 


Qualche presa di consapevolezza,qualche decisa risposta all'ignoranza e a molti problemi?
Qualcosa di piccolo,ma che se moltiplicato,costituisca la base del cambiamento collettivo.


Attivare lo sprito critico, smisuratamente. 


[...la preghıera,l ınvocazıone, sı chıama smısurata,proprıo perche e fuorı mısura. e quındı e probabılmente non sarà ascoltata da nessuno. ma noı cı provıamo lo stesso  ] F.dı A., dıscorso sulle maggıoranze [e sul cambıamento,ndr]


In tempi di crisi,necessità ,mancanze economiche e truffe globalizzate, mai spegnere lo sprito critico, mai occorre farlo sopperire a pratiche necessità; mai credere che spegnere il cervello possa essere un'risparmio energetico' che possa salvarci da crisi,necesiıtà,mancanze economıche e truffe globalizzate.
Perchè il nemico della mente, di una certa diffusa e globalizzata inedia architettonica,è troppe volte l'ignoranza,l`assenza di spirito critico, l' incapacità di saper guardare oltre brevi previsioni, corti investimenti: la miopia.
Perchè, quasi ingenuamente, un pò di no,un pò di sprito critico, meno 'miopia' generalizzata, possono essere una via,una salvezza. Seppur smisurata.


P.S.
http://www.youtube.com/watch?v=tNMll_7YsSE


E' una canzone sulla maggioranza,la maggioranza 'che stà come...'. e sulla speranza di un cambiamento.
E' da associare alla lettura come un vino bianco con una portata di pesce. 


Dom Cobb.

22.7.12

Lezioni taciute. Antoni Simon Mossa.


Antonio Simon Mossa..?
Chi era,e che ha fatto?
E' un nome che si sente,nelle facoltà, negli insegnamenti,nelle bibliografie?


E' un interrogarsi sul passato, e compararlo al futuro, e vedere ciò che può "dare" di buono oggi.


Non una lettura architettonica di finitura interstiziale, non una bibliografia completa, non un corso su esso incentrato Ma una figura poliedrica come la sua può essere uno stimolo che non è molto comune. Non ci si inciampa facilmente, su un architetto, intellettuale,politico. Sardo,in Sardegna, terra che ha conosciuto più professionisti dotati di professionalità che Architetti praticanti l'Architettura. Scomparso prematuramente per malattia.
Anni di carriera,studi e impegno di un architetto. Che ebbe modo di conoscere il mondo.
Carriera che pare anacronistica, se vista oggi....e piena di un impegno che va oltre la forma,oltre l'edificio.
Forse troppo schierato politicamente e intellettualmente? parlare di contenuti intellettuali oggi....
Il 68 sardo,in alcune sue declinazioni, passò in buona parte per lui: 


"Quella libertà si chiama indipendenza politica ed economica e giustizia sociale: libertà che significa che i sardi debbono essere prima di tutto padroni della loro terra, arbitri dei loro destini."
(dal discorso a San Leonardo de Siete Fuentes del 22 giugno 1969)


http://www.sardegnaeliberta.it/docs/simon_mossa.pdf
E parole identitarie,parte del suo lascito, possono avere un peso. Intellettuale,politico, o altro. 




E il suo lascito architettonico? 
   




Partendo dal contesto e dall'epoca di costruzione delle opere...
può esso avere un peso o essere ridotto a "cose vecchie,roba brutta"? 
Può spesso essere confuso con una tanto ribadita mediocrità del contesto tipico dei centri abitati sardi? 
O la ricerca di alcuni fattori, di alcuni elementi architettonici dell entroterra, dei ballatoi, degli elementi lignei, degli archi catenari e a sesto acuto, l'intersecarsi dei volumi....può essere considerato un valore aggiunto, per l'architettura? Una lezione da imparare?


Il "Palau de Valencia" nel lungomare Valencia ad Alghero, così come il vicino hotel Balear, possono essere considerati tentativi o lezioni? Eclettismi di una vita breve ma intensa o esempi di "già fatto"?
"Cose messe li per pura estetica", "lavoro ragionato", sono considerazioni successive. Una volta appurato il lascito. 
Un ultima,ennesima domanda. Cosa ci perdiamo, non conoscendo il lascito e l'impegno su più fronti di una figura simile,che pare così lontana da un "architetto intellettuale" odierno?


Dom Cobb.


NANIFESTO RETROATTIVO


"Crociata anti-nano da giardino sulla Costa Amalfitana" : antefatto a posteriori, ovvero casus belli scoperto dopo per caso

si rimanda all'articolo del link:
http://fioriefoglie.tgcom24.it/wpmu/2010/07/15/crociata-anti-nano-da-giardino-parla-lautore/

7.7.12

ARCHITECT'S DREAMS

Dai salotti ottocenteschi ai set della cinematografia fantascientifica,
il pasticcio architettonico storicista ieri e oggi.






















"The Architect's Dream", Tomas Cole, 1840, Toledo Museum of Art
si rimanda a: http://www.explorethomascole.org/tour/items/91/about























"The Professor's Dream", Charles Robert Cockerell, 1848, Royal Academy of Arts
si rimanda a:  http://bldgblog.blogspot.it/search?q=the+immersive+future+of+architectural


Interno nave madre dei visitors (background), serie televisiva "Visitors", 2009, ABC TV
si rimanda a: http://www.fxguide.com/featured/V_Returns_with_Zoic_V-FX/


 P.S. L'intenzione di questo principio di "patchwork" sul pasticcio architettonico, forse anch'esso un pasticcio per l'accostamento di materiale decontestualizzato qui presente, è di porre all'attenzione del lettore-osservatore possibili questioni sollevate dall'accostamento dei tre esempi citati.
L'ipotesi è che il materiale presentato sia comparabile e dunque se ne possa costruire una critica a partire dal tema comune del "pastiche".
La critica si svilupperà in seguito all'individuazione degli elementi di cui i seguenti pasticci si compongono, elementi di repertori storicistici classici, antichi, moderni e futuristici, che convivono nelle immagini grazie alla cessione di parte della loro individualità e acquisizione dell'aria complessiva, della luce che ne consente la visibilità.
Come ben espressero Cole e Cockerell, qui si parla di SOGNI. I pasticci architettonici sono i sogni dell'architetto, sogni di architettura che nell'interpretazione richiederanno e formeranno una conoscenza dell'architettura dei (nei) sogni.