24.2.12

..a posteriori. e a priori.


(...) l'arte non conosce misure (per chi abbia l'assurdo gusto d'adoperare il metro) che a posteriori: in fatto di misure, l'unica misurazione legittima dell'arte, e quindi dell'architettura-arte, è il "rilievo" fatto dopo.  Vi parrebbe possibile che un Morandi pensasse in centimetri prima (di centimetro in centimetro) l'altezza di una sua cogoma o De Chirico la statura d'un suo manichino? E che importa poi misurare dopo?
Noi sappiamo e vediamo che quella è la dimensione giusta nel quadro, tracciata dall'occhio e dalla mano e che non serve più per nessun'altra opera. Così noi andiamo architettando (cioè disegnando Architettura, creando Architettura).

Le dimensioni scritte ci debbono servire poi, solo per "far eseguire" l'opera: servono per gli altri non per noi.

Conclusione: se tu, Architetto, devi fare dell'edilizia (sistema costruttivo a base sociale-economico-produttivo-industriale) allora adopera il metro prima, adotta una scala modulare o un reticolo, fin dove ti giova; aumenta le tue dimensioni di cinque in cinque o di dieci in dieci, o come ti accomoda; ed accomoda le misure generali sui multipli di quelle delle produzioni normalizzate. Ma se fai dell'arte, disegna, cerca, disegnando le proporzioni che vuoi tu (espressione di te, artista) e poi misurale e mettici le cifre solo perchè gliò altri possano capirti, le eseguano a puntino, e non riescano ad imbrogliarti.

(...) ognuno (artista) ha la sua proporzione ( la si vede subito). e per un po' (di tempo le cose riescono, poi non gli riescono più, poi tornano a riuscirgli. Dipende da altre cose.

Non disegnate con le regole: divertitevi dopo a vedere secondo quali regole ha disegnato il vostro occhio. Gli artisti fanno così: ai non artisti le regole occorrono. (...)


Giò Ponti, "Amate l'architettura (l'architettura è un cristallo) , Rizzoli, 1957.

A "posteriori" le misure: sicuro, ampiamente e ovviamente condivisibile.
Ma "prima" e "durante".? Come si pensa? Come pensa la mano che disegna (qualora la mano pensi), Come pensa la mente quando progetta, Come pensa l'occhio quando capisce?

A priori, l'interrogativo è quello che talvolta è il risultante di numerosi pensieri: che vogliamo fare?
Architettura? Arte? "Architettura - arte" ? Edilizia? Buonavolontà? Concorsi? Piegarsi a ciò che il mercato propone...o semplicemente sopravvivere? Risolvere problemi ambientali? Vivere in piccoli mondi (dicasi anche Architetture) belli e buoni?
Apre mille porte, questo piccolo passo. Prima di aprirle, pensiamo a cosa vogliamo.

Provocatoriamente,

Dom Cobb.

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