22.4.12

Amor novi

Quando il portafoglio inizia a sgonfiarsi e il pane si fa sempre più caro, si restringe la capacità di guardare oltre le nubi, oltre le quali c'è un sole immenso. Sta ad ogni individuo, nella vita e nella sua professione, dare il proprio contributo al rinnovamento sociale. Spesso e volentieri quello che ci serve sono nuovi occhi, nuove prospettive, idee fresche e il coraggio di investire su di esse.
Ognuno però in cuor suo sa, per propria esperienza, che è difficile abbandonare le vecchie abitudini. Ci vuole uno stimolo, un'energia molto forte per cambiare; allo stesso modo in cui avviene nei legami tra gli atomi, anche noi abbiamo bisogno di profonde e forti motivazioni per sganciarci dai nostri consolidati legami. E allora, architetti cari, arrivo al punto: sta a noi creare l'energia di cui abbiamo bisogno per credere nel nuovo, nel rinnovamento. Perché a noi? Perché noi trattiamo con lo spazio, con l'elemento immediatamente percepibile dall'uomo. Come il tempo, egli non ne può fare a meno; che egli ci viva dentro o che questi due aspetti (spazio e tempo) siano una sua proiezione mentale sulla realtà sta di fatto che sono le coordinate entro cui ci muoviamo, viviamo, giudichiamo ciò che ci piace da ciò che non ci piace; ciò che è positivo rispetto al negativo, e così via. Abbiamo quindi una responsabilità molto importante: quella di non perpetuare "spazi mummificanti", dove per mummificante voglio intendere la capacità di uno spazio di mantenere la coscienza appigliata alle sue consuetudini. Dico questo perché, per esperienza, ciascuno di noi sa che agli spazi associamo ricordi, pensieri, stati d'animo ed abitudini. Con questa consapevolezza dobbiamo sempre pensare ed operare nello spazio; con questa consapevolezza si manifesta in modo radicale l'importanza delle nostre scelte in Architettura. Non venite meno alla vostra responsabilità, architetti! a voi sta il coraggio di creare "spazi coraggiosi", prospettive nuove, che ispirino  e motivino anche (e sopratutto) i non addetti al lavoro ad apprezzare, a credere nel rinnovamento. I filosofi sono i pionieri del pensiero di generazioni molto avanti a quelle in cui vivono; le loro visioni si insinueranno nell'opinione collettiva a differenti livelli a seconda di della sensibilità di ognuno, in modi che non possiamo prevedere e con conseguenze ignote. Non verranno capiti dai più nel loro periodo, e decenni dopo verranno lodati per la loro lungimiranza. Che razza di vita.. eppure in questo senso anche gli architetti sono filosofi, perché condividono il peso esistenziale di vivere mentalmente nel futuro ma fisicamente nel presente. Vivono la crisi in prima persona. Sono per così dire, dei filòcoroi (filos=amore e choros=spazio). E questo contrasto genera l'energia che porta a compimento l'idea, letteralmente una discesa (o un'ascesa, dipende dai punti di vista) dalla mente alla terra: è l'idea che si materializza fisicamente. E' Architettura. Certamente stiamo parlando di coloro che sentono la vocazione, sentono la necessità e la responsabilità del loro fare, non certo dei palazzinari che hanno creato il paesaggio alienante delle periferie in cui viviamo. 
Ai filosofi il pensiero ed i concetti; agli architetti la materia e gli archetipi.
Siate architetti, siate onesti ed innovatori, perché nello spazio che creerete sta tutta responsabilità di influenzare le coscienze di ognuno verso il futuro; innestandogli fiducia, orrore o indifferenza. E quanto abbiamo bisogno di coraggio, di credere nel rinnovamento sociale e culturale nei nostri tempi, quanto oggi più che in passato...


Alfonso Menu

15.4.12

un altro pò di Ponti. Non guasta mai.

“L’Architettura come professione deve servire la società futura sul piano funzionale, tecnico, produttivo, economico: deve servire la felicita e le esigenze degli uomini sul piano della loro vita - aria, sole, salute, assistenza, lavoro: deve nutrire l’intelletto degli uomini sul piano dell’intelligenza e dello stile . unita, ordine, essenzialita; come arte deve nutrire l’anima degli uomini e i loro sogni sul piano dell’incanto - immaginazione, magicita, fantasia, poesia”

g.ponti, "Amate l'architettura"

how to get ideas.

http://www.incidentalcomics.com/2011/05/how-to-get-ideas.html

senza forzarsi più di tanto.

1.4.12

in un mondo più piccolo. giri l'angolo e sei in Tibet.

Un titolo alternativo sarebbe potuto essere: "Un mondo più piccolo, "cose" comuni a portata di mouse".

http://www.chinesearchitects.com/en/projects/detail_thickbox/34865/plang:en-gb?

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Progetti nel Tibet che potrebbero essere pensati e realizzati in terre simili alla sarda.
Oppure ovunque. Perchè?

La risposta la scrivano i professoroni.
Quel che interessa, e che può interessare a uno studente, è la riflessione su come migliaia di km di distanza possano rendere "vicina" un opera costruita a km di latitudine (e di altitudine); un risultato effettuale che appare annullare ogni distanza.
Con buona pazienza del Genius Loci.

Quel che interessa, e può interessare a un professionista, sono le difficoltà del fare architettonico in determinati contesti, e le varie difficoltà a esse correlate. Ma osservare uno spunto proveniente da migliaia di km più a est può essere utile a trovare nuova linfa.

 Inoltre.

Modificando lo sfondo e scrivendo "Centro tradizioni popolari, monte Limbara", sarebbe stata un opera credibile? Estranea al contesto? Ben fatta? Fattibile ovunque?
Certo, differenze di materiale, di pezzatura a parte.
Interrogarsi è fondamentale. La risposta è l'architettura stessa, bella o buona che sia.
Purchè non sia solo stanco gioco verbale.